Finiremo davvero per autodistruggerci?

Nella lezione di giovedì 27 marzo, la professoressa Colafrancesco ci ha illustrato l’origine dell’uomo e la sua evoluzione. Particolarmente interessante come spunto di riflessione è stata una frase della prof.ssa,che parlando della più recente forma dell’uomo (cioè noi) ha detto: “Siamo convinti di essere il meglio”.

Questo mi fa pensare alla nostra convinzione di essere insuperabili e di poter far tutto. Ma siamo davvero sicuri che tutto il progresso sia positivo e apporti solo benefici? Io non credo che oggigiorno l’uomo utilizzi con saggezza la tecnologia e il progresso. Va bene utilizzare la scienza per migliorare la vita (pensiamo alla lotta contro le malattie) ma abusare troppo di questo senza pensare alle conseguenze va ad alterare l’equilibrio con la natura. Finiremo davvero per autodistruggerci? Mi farebbe piacere leggere le vostre opinioni.. 🙂

9 Responses to Finiremo davvero per autodistruggerci?

  1. miriana87 ha detto:

    io penso che ci stiamo già autodistruggendo,l’estinzione avviene nel momento in cui si altera l’ecosistema in maniera irreversibile,questo noi lo stiamo facendo già da un po,il problema è che l’uomo con la sua smania di essere il migliore è convinto di poter sopravvivere…ma non è così…

  2. Giusy ha detto:

    Olga…molto interessanti i tuoi post..davvero..rispondo molto volentieri a questo tuo intervento..i miei pensieri potrebbero anche non essere condivisi ovviamente..
    ogni uomo affronta un processo di missione e sottomissione..missione verso ciò che ci fa sentire meglio, i nostri obiettivi, le nostre mete..sottomissione alla nostra stessa indole animale..sottomissione al potere mediatico..sottomissione al potere istituzionale..sottomissione alla società che noi stessi abbiamo creato..
    l’uomo cerca continuamente di arrivare alle colonne di Ercole, portando il suo intelletto e il proprio “io” all’autodistruzione..alla frantumazione affrettata di tutto quanto abbiamo creato…
    l’autodistruzione è già arrivata…cosa deve cambiare è la voglia dell’uomo di prevalere…è un’autodistruzione che ha affrettato solo i tempi..perchè il progresso sta crescendo troppo in fretta e non abbiamo il tempo di guardare indietro che qualcosa è cambiato..
    a mio parere..l’autodistruzione è un uomo che non ha pietà di sganciare bombe su città portatrici di cultura..autodistruzione è accettare la dittatura del potere mediatico..autodistruzione è rincorrere ideali di corruzione..autodistruzione è non avere il coraggio di staccare i fili che ci legano a questo teatro di burattini…autodistruzione è essere nemici nella stessa specie..autodiatruzione è voglia di prevalere..
    non so se mi sono fatta capire..ma il progresso è solo un piccolo tassello che completa il mosaico…

  3. Olga ha detto:

    Sono contenta che abbiate colto questo mio spunto per riflettere sulla nostra condizione attuale…sono d’accordo sia con quello che dice Miriana,sia con quanto affermato da Giusy.Non è soltanto il progresso che ci porta alla distruzione,ma dobbiamo anche riconoscere,a mio parere,che esso si sviluppa troppo in fretta.Abbiamo perso il controllo sullo sviluppo…non è più finalizzato al miglioramento della vita…ma alla sua distruzione…La nostra superficialità ha portato alla rottura degli equilibri con la natura,già da molto tempo,ma forse se ci fermassimo saremmo in tempo..ma noi continuiamo imperterriti sulla nostra strada,basata sulla convinzione che siamo insuperabili e industruttibili…ma non è così…

  4. francarosa ha detto:

    Nel commento riguardante le conseguenze della nascita del fuoco ho citato re Mida. Ebbene questo mito, tanto per rimanere in ambito storico e archeologico, mi sembra la metafora più adatta per spiegare questo,a mio parere,irreversibile processo di autodistruzione: l’uomo, per la sua smania di benessere e denaro, trasforma in oro tutto ciò che tocca, ma ben presto si rende conto che non può fare più nulla, rimane immobile, perché non c’è più nulla di non trasformato….la fine che ci aspetta…però, in quel caso, non verrà Dioniso in nostro soccorso….

  5. Ho letto con molto interesse la discussione nata dalla mia osservazione e vorrei aggiungere una mia personale considerazione: le sollecitazioni che ogni tanto vi lancio a lezione hanno soprattutto lo scopo di aprire spazi di riflessione e non vogliono certo essere l’amara costatazione di uno scenario senza speranza.

    Anzi sono profondamente convinta che lo spazio per correggere la rotta sia tutto ancora aperto e che l’opportunità di cambiamento sia soprattutto nelle mani della vostra generazione. Il cambiamento comincia dal singolo e si allarga come i cerchi fatti dal sasso buttato in mare. certo se aspettiamo che siano gli altri (adulti,politici, istituzioni, società) a farlo rischiamo di subire per tutta la vita una situazione non adeguata ai nostri bisogni più veri aspettando un miracolo che non verrà.

  6. Olga ha detto:

    Il mito di re Mida mi sembra davvero adatto!!perciò volevo dire che concordo pienamente con Francarosa. Concordo anche con quanto affermato dalla prof.ssa Colafrancesco. Se abbandoniamo la speranza che le cose possano cambiare, queste non cambieranno mai. Se ci rassegnamo, la nostra vita non ha futuro. Purtroppo però attuare questi “cambiamenti” è un pò difficile…nel nostro piccolo possiamo provare a migliorare la società, ma se lo fanno soltanto due o tre persone, non è abbastanza…di carattere io sono generalmente pessimista (penso si riesca a capire dai miei commenti 🙂 )ma sono convinta che se noi giovani (ma tutti però) ci mobilitassimo, le cose potrebbero davvero cambiare in meglio…ovviamente facendo affidamento solo sulle nostre forze…e non sui politici…oggi la politica è marcia, ognuno fa i suoi interessi…(sempre secondo la mia opinione..potete smentirmi quando volete,anzi sarei ben contenta di confrontarmi con voi!!). Allora aspetto di leggere le vostre opinioni!! 🙂 😉

  7. Giusy ha detto:

    Sono d’accordo con lei prof.ssa Colafrancesco…il cambiamento viene dal singolo..e in fondo 1+1 fa sicuramente 2..e da ventenne con lo spirito di un bambino al suo primo giorno di scuola, sono pronta a mettermi in gioco..a voler cambiare..a voler coinvolgere quanta più gente possibile per rendere la società accogliente anche per le generazioni future..a voler porre le basi per coloro che verrano dopo di me..
    Ma molto spesso le difficoltà non sono poche..spesso il mondo degli adulti che crede di aver vissuto e smette di vivere perchè ormai convinto di aver “fatto abbastanza” ci pone dei limiti..ci ostacola..( o per lo meno..l’ho notato qui al sud..nel mio paesino stabile e immobilitato..)..e allora??che fare??
    non mollare..l’unica soluzione…e quando l’uomo smettere di prevalere..forse ci sarà un miracolo!!!

  8. francarosa ha detto:

    Si professoressa è vero:lo scenario appare senza speranza; però secondo me la situazione non è totalmente negativa, in quanto noi innanzi tutto abbiamo almeno la consapevolezza che, in questo mondo, non è per niente tutto “rose e fiori” e che, per modificare questa situazione gli sforzi da impiegare sono tanti e di diverso tipo. E se anche i nostri pensieri a riguardo della questione sono tragici, da parte nostra almeno è già stato avviato un processo inverso a quello autodistruttivo dal momento in cui ci siamo iscritti a questa facoltà. Scegliendo di rimanere nel tema in, via di discussione, della conservazione dei beni culturali e nel tentativo di salvaguardarli da chi non li ritiene tali, potrei dire che la nostra scelta è stata guidata soprattutto dalla passione e dal fascino per questa disciplina, ma in campo pratico c’è il desiderio di restituire al mondo sia capolavori di valore inestimabile sia i più, apparentemente, inutili frammenti ceramici, detentori di fondamentali notizie. Non sappiamo neanche noi se riusciremo nel nostro intento, se gli altri lo apprezzeranno, ma sicuramente ci impegneremo per raggiungere questi scopi. Certo questa è solo una parte piccolissima da cui iniziare a lavorare per vincere la superficialità che invade l’uomo moderno, ma noi da questo punto partiamo….

  9. francarosa ha detto:

    Ho cercato poco fa se ci fosse un nome simile al mio, in qualche modo registrato. Mi sono commossa nel vedere che sì, c’è. E che appartiene ad una giovane donna. Che piacere! Ho vissuto tanti anni credendo che l’anomalia del mio singolare nome mi facesse sentire un poco sola al mondo. Non che mi piaccia Angela, Maria, Grazia, anzi! La troppa ordinarietà, in genere, non la amo in nulla. Ma vedere sempre lo sguardo perplesso di chi ascolta, ogni volta che mi presento, non mi fa certo contenta. Ecco, esiste un’altra Francarosa! Che bello!!

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